Il morbo di Parkinson è una malattia neurodegenerativa cronica che colpisce il sistema nervoso centrale, influenzando progressivamente il controllo del movimento. Si manifesta con sintomi come tremori, rigidità muscolare, lentezza nei movimenti (bradicinesia) e, nei casi più avanzati, disturbi cognitivi e comportamentali. Sebbene la scienza abbia compiuto notevoli progressi nello studio del Parkinson, la causa esatta della malattia non è ancora completamente compresa.

Cos’è il morbo di Parkinson?

La malattia è caratterizzata dalla degenerazione delle cellule nervose (neuroni) nella sostanza nera, una regione del cervello responsabile della produzione di dopamina, un neurotrasmettitore cruciale per il controllo del movimento. Quando il livello di dopamina si riduce, il cervello perde la capacità di coordinare i movimenti in modo fluido.

La diagnosi è più comune nelle persone di età superiore ai 60 anni, ma può verificarsi anche in età più giovane (Parkinson giovanile). È una delle malattie neurodegenerative più diffuse dopo l’Alzheimer.

Perché ci si ammala?

Il morbo di Parkinson è il risultato di una complessa interazione tra fattori genetici, ambientali e processi biologici interni.

1. Fattori genetici

Circa il 10-15% dei casi di Parkinson è associato a mutazioni genetiche ereditarie. Alcuni geni sono stati identificati come collegati alla malattia.

  • Le mutazioni di questi geni possono alterare i processi cellulari, come la gestione dello stress ossidativo e il riciclo delle proteine (autofagia), portando alla morte dei neuroni.
  • Tuttavia, la maggior parte dei casi di Parkinson non ha una causa genetica diretta, suggerendo che altri fattori contribuiscano in modo significativo.

2. Fattori ambientali

L’esposizione a determinate sostanze chimiche o tossine può aumentare il rischio di sviluppare il Parkinson.

  • Pesticidi e erbicidi: studi epidemiologici hanno dimostrato che chi lavora a contatto con pesticidi ha un rischio maggiore.
  • Metalli pesanti: l’esposizione a manganese, mercurio o piombo può danneggiare le cellule nervose.
  • Solventi industriali: come il tricloroetilene, usato in alcune lavorazioni, è stato associato a un rischio maggiore.

D’altra parte, il fumo di sigaretta e il consumo di caffè sembrano avere un effetto protettivo, anche se i meccanismi non sono ancora chiari.

3. Invecchiamento e processi biologici

L’età avanzata è il principale fattore di rischio per il Parkinson. Con l’invecchiamento, i neuroni diventano più vulnerabili allo stress ossidativo e ad altre forme di danno cellulare.

  • Accumulo di alfa-sinucleina: nelle cellule cerebrali delle persone affette da Parkinson si osserva un accumulo anomalo di questa proteina, che forma aggregati chiamati corpi di Lewy, contribuendo alla morte cellulare.
  • Disfunzione mitocondriale: i mitocondri, le “centrali energetiche” delle cellule, funzionano meno efficacemente, riducendo la capacità dei neuroni di sopravvivere.

4. Infiammazione cronica

Un crescente numero di ricerche suggerisce che un processo infiammatorio cronico nel cervello possa svolgere un ruolo nella malattia. Microglia iperattive (le cellule immunitarie del sistema nervoso) possono danneggiare i neuroni, accelerando la progressione della malattia.

Un’origine multifattoriale

Il morbo di Parkinson non è attribuibile a una singola causa. È probabile che una combinazione di fattori genetici, esposizioni ambientali e cambiamenti biologici legati all’età contribuisca allo sviluppo della malattia. In alcune persone, una predisposizione genetica può essere attivata o amplificata da fattori esterni, come tossine o infezioni.

Comprendere le cause del Parkinson è una delle sfide più grandi della ricerca medica moderna. Sebbene non ci sia ancora una cura definitiva, i progressi nella genetica, nella biologia cellulare e nelle neuroscienze stanno aprendo la strada a nuovi trattamenti, come le terapie geniche e i farmaci neuroprotettivi.

Nel frattempo, la diagnosi precoce e il controllo dei sintomi attraverso i farmaci e la riabilitazione possono migliorare significativamente la qualità della vita delle persone affette da Parkinson.

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